La politica si fa anche con i segnali.
Con dei provvedimenti che non necessariamente portano un reale
beneficio alla collettività, ma che dimostrano un'inversione di
tendenza. Con delle scelte che, almeno dal punto di vista
dell'immagine,
riavvicinano i cittadini alle istituzioni.
Per esempio, se con durezza si interviene sui
dipendenti pubblici
per arginare i tassi di assenteismo e si finisce così per punire anche
chi assenteista non è (pensate a quella maggioranza d'impiegati non
fannulloni che oggi si vede decurtare lo stipendio in caso di
malattia),
è bene che chi fa le leggi dimostri di voler partecipare ai sacrifici.
Solo così si può sperare che anche le persone cui si chiede di
stringere la cinghia comprendano come, dietro le nuove norme, ci sia la
volontà di tutelare il bene comune (la burocrazia dello Stato) e non
quella di punire indiscriminatamente un'intera categoria. È necessario
insomma essere credibili.
Da questo punto di vista, ieri il
parlamento ha perso ancora una volta una buona occasione. L'Italia dei
Valori, durante la discussione della finanziaria, ha proposto di
abolire il doppio stipendio incassato da chi oltre che parlamentare è anche ministro, di cancellare le comunità montane e i
rimborsi elettorali
concessi per cinque anni ai partiti anche se la legislatura finisce in
anticipo. Tutti e tre gli emendamenti sono stati bocciati da un voto
contrario bipartisan e dall'astensione degli onorevoli prodiani e
dellUdc.
Certo, riforme epocali di questo tipo è difficile
immaginare di farle a colpi di emendamenti. Tagliare, come è giusto, i
rimborsi elettorali che Udeur, Pdci, Verdi e Rifondazione (ma anche gli
altri partiti) continueranno ad incassare sino 2011,
nonostante non siano più presenti in parlamento,
porterebbe alla definitiva scomparsa delle formazioni minori. E quindi
si dovrebbe forse calibrare meglio una norma tanto drastica. Stesso
discorso vale per le
comunità montane. Sono quasi tutte inutili, ma non tutte. Bisognerebbe saper scegliere caso per caso.
Sui
doppi stipendi dei parlamentari che fanno anche i ministri, invece, non
può esserci discussione di sorta. Un Berlusconi che, oltretutto, è già
molto ricco di suo, perché deve ricevere una busta paga da premier e
una da onorevole,
quando alla Camera non ci mette mai piede?
Intendiamoci, non che abolire le doppie retribuzioni finisca per
incidere realmente sulle casse dello Stato. La spesa, dal punto di
vista del debito complessivo, è minima. Ma non farlo incide sulla testa
dei cittadini.
Insomma, con i dipendenti pubblici non si va
per i sottile, si taglia con il machete e si finisce per punire anche
chi ha sempre fatto il proprio dovere.
Sui componenti della Casta, invece, non si interviene. Mai.
E allora tra gli elettori si fa sempre più strada un dubbio, che giorno dopo giorno, si trasforma in certezza.
L'oligarchia sta cambiando strategia.
Punta a creare il nemico individuando una serie di gruppi sociali già
poco popolari per conto loro (i dipendenti pubblici, i piloti, gli
immigrati, eccetera, eccetera) sui quali scaricare le colpe di tutti i
mali. E non lo fa perché l'alternativa alla riforma dello Stato è la
bancarotta. L'obiettivo primario è un altro:
mantenere i consensi, sviando l'attenzione dai privilegi e i comportamenti di chi siede nelle istituzioni e in parlamento. Sperando, inutilmente, che nessuno se ne accorga.
(Foto di cè da flickr.com)
Segnalazioni
Piero Ricca, Diego Fabricio, Elia Mariano e Franz Baraggino incontrano gli amici in occasione dell'uscita in libreria di ALZA LA TESTA!
15 novembre, Milano C/o "Da Lina", via Alessi 1 (ang. via M. D'Oggiorno) - ore 19Promemoria. Quindici anni di storia italiana ai confini della realtà - lo spettacolo teatrale di Marco Travaglio al Ciak di Milano (18,19,21,22,23 novembre 2008)