C’è un nuovo consigliere regionale
in Lombardia, nel cuor della Padania,
un uomo veramente eccezionale
senza l’egual dal Belgio alla Tasmania.
Allevato nel mito del dio Po,
d’intelligenza pronta e assai brillante,
una faccia di quelle che studiò
Lombroso. Fronte bassa, sguardo errante,
ha un curriculum di grande rilievo,
proviene da famiglia molto colta
ed è un vero modello come allievo
che, ahimé, matura sol la quarta volta
poiché i professori son terroni
e bocciano con bruto malvolere
i diligenti alunni polentoni,
anche se son campioni di sapere.
Di Umberto Bossi il giovane germoglio
fu bocciato alla pubblica a Varese
e, respinto al privato Bentivoglio,
la terza bocciatura poi si prese.
Malgrado le lezioni di papà,
la pianificazion di Miss Padania,
il Tar, la guida con abilità
della squadra padana per cui smania,
l’ascesa del Monviso sulla vetta
per attingere l’acqua del dio Po,
la verde aristocratica maglietta
col dito medio, un duro lo bocciò.
Cattaneo non è stato sufficiente
e la bella tesina non servì.
Al quarto tentativo finalmente
un professor clemente ha detto sì.
Da allora la sua marcia fu trionfale,
diventa un politico l’erede:
della prossima Fiera Universale
in un leghista Osservatorio siede,
nel web, assai provetto diventato,
mette in rete un bellissimo giochino
per finger di annegare l’immigrato
e gli dà nom “Rimbalza il clandestino”.
Portaborse di Umberto, il suo papà,
ciancia di scuola, di federalismo
e d’altre mille cose che non sa.,
fino a che, grazie a un tot di nepotismo,
riesce a candidarsi alle elezioni.
La lista viene fatta a sua misura,
con candidati alquanto bietoloni
e…vince Renzo, primo addirittura!
Lo intervista il Corriere, l’ex giornale,
e le prime cazzate il Nostro sforna:
“E’ tempo di una scuola federale!”
“La Lega c’è e indietro non si torna!”
“La Capitale non ci può ignorare!”
“La globalizzazion ci lascia soli!”
Nessuno ha detto a Renzo, a quanto pare,
che a Roma stanno il babbo e Calderoli
per rovinar l’Italia, è cosa nota.
Dai tempi di Caligola e il cavallo
siamo passati a quelli della trota,
son cambiate le chiappe, non il fallo…
Carlo Cornaglia, 5 aprile 2010